Campionato Italiano

Commedia epico-eroica in quattro atti.

 

Gli ingredienti ci sono tutti: i protagonisti, il coro, il pathos, i luoghi, i fatti, il Fato, questa potenza misteriosa e invincibile che, secondo gli antichi, regola l’universo e le umane vicende.

 

Prologo – tutti svegli, presenti sul piazzale Mellin verso le 6,15 (di sabato, che se ci penso mi viene da piangere); sbrighiamo presto l’appello e ci mettiamo in macchina. Questa partenza è peraltro  a scaglioni: poiché le giornate di gara sono due, gli atleti che saranno sui tatami domenica

partiranno domattina, stessa ora, stesso posto (i famosi conti senza l’oste). La normalità del viaggio viene interrotta da un numero infernale del Maestro Pino che, sorpassando sugli Appennini i pullman di Mantova strombazza, in più riprese,  per, dice lui, salutare. Ci ricompattiamo verso Barberino e poco dopo eccoci sul piazzale della palestra. L’arroccata cittadella medioevale ci stupisce tanto è bella e modesta. Ma, per questo, ancora  non c’è tempo. Entriamo tutti.

 

1’ atto –  gli attori si dispongono sul palcoscenico.

Gli atleti ed il Maestro Pino, dopo un veloce passaggio negli spogliatoi, sulla scena, giustamente.

Noi del Coro invece, prendiamo prepotentemente possesso di una parte centrale delle gradinate e piazziamo strategicamente borse, scarpe, ciabatte, cineprese, macchine fotografiche più o meno digitali, zaini carichi di cibo, bevande e altri generi di conforto. La recita comincia senza indugi e ne succedono di tutti i colori. Per esempio, l’eterea Paola, pittrice per vocazione, si spara in circa  minuti 7, in sequenza: un pacchetto di patatine, una stecca di cioccolato, un panino e altre cose forse commestibili. Mara, già in pensiero per i suoi tre sportivi assume  la posizione del ‘pensatore’o controlla, in piedi, le varie dislocazioni. Lidia  mi passa le dritte sugli arbitri, le regole, i tavoli delle giurie, le personalità e via discorrendo. La Presidente Silvana sta sulle spine e offre in continuazione  mentine, chewing-gum  e caffé al bar, il che le permette la massima agitazione.

Contrariamente ai dettami classici questo Coro è ridottissimo ma riesce a fare un macello intergalattico che, per magia, si interrompe quando l’azione comincia. Assistiamo disciplinati, all’allineamento, all’entrata del Maestro Miura, ai saluti, all’inizio delle gare.

 

2’ atto – mentre esultiamo per i primi positivi risultati il destino gioca uno dei suoi scherzi, che, per tradizione, non sono mai piacevoli. Il kata a squadre si fa oggi, sabato, non domani come supponevamo! Quindi i Fratelli Bandiera, che partecipano per la Lombardia, ne sono tagliati fuori.

Lutto atroce: il Coro si inventa  tali lamentazioni che, al confronto, quelle delle tragedie di Sofocle paiono dilettantesche. Ci risparmiamo soltanto lo strappo dei capelli o il morso delle mani, perché questo no, non sta bene. Ma,  possono dei karateki convinti ed un Maestro come Pino soggiacere passivamente all’avverso destino senza prima averne tentate di ogni, a costo di tirare persino i conigli da improvvisati cappelli a cilindro? E può un Coro così partecipe assistere passivamente al tormento dei suoi eroi? Che si fa? La rivoluzione, la reazione o entrambe?

 

3’ atto – certamente immediata e coraggiosa reazione. La Pantera ed il Leone uniti marciano sul Mastino Responsabile gare ottenendo (ma come ci saranno riusciti?) una dilazione di tempo.

Presto, bisogna recuperare i nostri ragazzi che, ignari, sono a scuola. Benedetti i cellulari!

Viene rintracciata Ale Barbieri che, studiando veterinaria, cavalca beatamente il suo superbo destriero (baio, immagino). Paola, la madre, concisa e precisa, la scaraventa giù di sella e la spedisce a recuperare Emanuele. E uno. Silvana trova Davide che se la sta godendo ad una festa (scolastica, per carità). Nessuna difficoltà per lui   tornare di volata a casa. E due. Come Dio vuole si rintraccia anche il Sig. Giovannini  e dunque Marco. E tre. Oh cavolo, c’è anche Alice che deve comunque gareggiare domani ma che, a questo punto, sarebbe a piedi. All’una e trenta ci sono tutti e partono. Inni di gloria. Ce la faranno? Speranzosi ci concediamo uno spuntino. Neanche per idea, pensa qualcuno, il momento è catartico e merita di più. Si raggiunge allora la prima trattoria disponibile e si ottiene un sano anticipo sulla sagra del cinghiale alla faccia che quei due gatti di vegetariani che fanno parte della compagnia.

 

4’ atto – rilassati ma vigili ci teniamo in contatto con i ragazzi. Il maestro Pino impartisce ordini che scatenano la nostra più sfrenata fantasia. Devono indossare il karategi in macchina e allenarsi. Davanti ai nostri occhi scorrono immagini di un van che percorre, ventre a terra, l’A1: dai finestrini saettano gambe e braccia che sferrano  pugni e calci nell’aria arroventata del primo pomeriggio. Le conversazioni CB dei camionisti che incrociano esprimono bene le loro perplessità: ‘attenzione, mezzo alieno in corsia di sorpasso - strani e sospetti ondeggiamenti dello chassis - arti umani sporgenti, emergenza E.T  -   facilitare la manovra!’ Nooo, maledizione! La lamentazione corale ricomincia parossistica. ‘Sta  macchina ha un tubo rotto, perde gasolio a fiumi, nessuno vuole ripararla. Dove sono esattamente, quante ore, minuti, secondi mancano all’appello? Viene voglia di lasciarsi andare e dichiararsi sconfitti per finalmente cadere in depressine profundis declamavit e amen. Svegliati karateclubcarnate (senza il www e l’it) e combatti, che la Forza sarà con noi.

Mancano una sessantina di chilometri, dunque circa 1 ora e mezza abbondante tra andata e ritorno.

Massimo e Lucio confabulano, il Maestro Pino fa trapelare il suo nervosismo acuto agitandosi, tra un arbitraggio (comunque attento) e l’altro, mettendo a dura prova la sedia che, fortunosamente resiste. La stramaledetta macchina tira le cuoia: Massimo parte e Lucio, la non più piccola (tutt’altro!) vedetta lombarda, scruta. Noi del Coro sembriamo formiche impazzite: fuori e dentro la palestra scuotendo le teste che quasi cadono e cercando conforto gli uni con gli altri, coinvolgendo nell’ansia proprio tutti, increduli del fatto che questo mondo possa continuare a girare a nostro dispetto. La gara di Kumite a squadre, complice l’arbitro, si allunga a dismisura. Sono a circa due chilometri, ora. Un pullman di linea spunta dalla curva: spostati in fretta,  bisonte, aspettiamo i nostri. Lucio minaccia a palmo aperto. Sopraggiunge un bolide, affronta le  ultime curve su due ruote che neanche un rallysta potrebbe: è davanti all’ingresso, sgomma per fermarsi mentre i nostri si catapultano e con scatto da centometristi-record mondiale arrivano giusti giusti all’appello, gareggiano e pure si piazzano: disputeranno domani la finale.

 

Anche se il tutto dovesse concludersi qui abbiamo avuto le nostre belle soddisfazioni: festeggiamo con uno smodato consumo di gelati e quant’altro possiamo reperire all’ormai sfornitissimo bar.

 

Epilogo – albergo, doccia, cena e poi una piccola puntata per vedere, seppure al buio, almeno qualcosa di questa fantastica Castiglion Fiorentino. L’interesse storico viene ben integrato da

quello per la porchetta. Si chiacchiera e si scherza, felici per lo scampato pericolo, qualcuno anche

brinda (moderatamente o quantomeno così mi si riferisce)  e ce n’è ben motivo. La domenica è segnata soprattutto dall’arbitraggio del Maestro Miura che ci affascina per agilità e rigore. E’ davvero magistrale. La nota di colore è data dalla premiazione di Sara (comunque 2’ bianca-speranze) quale più giovane partecipante. Lo Scricciolo ritira la sua medaglia un po’ sbalordita: nessuno ancora le aveva detto che essere piccola è un punto di merito. Caspita, mi dico (anche per superare quel magone che proprio non mi spiego), avessi partecipato, rischiavo la premiazione per il più vecchio. Peccato, occasione mancata. Che altro c’è? Ma il nostro inno di Mameli ovviamente, che cantiamo in sordina e che interrompono proprio quando, più fidandoci della nostra intonazione, saremmo pronti alla squarciagola. Passa pure l’inno nazionale del Giappone che, per ovvie ragioni, non cantiamo. Solenne però. Anche il Sindaco di Castiglione ci convince: il suo intervento è sensato e ben espresso.

 

Del ritorno non vi racconto anche perché si rischierebbe  la pag. 355. Sappiate però che, al confronto, l’Odissea impallidisce.

 

E le gare? Per farla breve e per non darci troppe arie 15 Coppe!

(link ai risultati dettagliati dei campionati italiani)

 

Oss.

 

Giò