20’ anniversario
Karate club Carnate
Il percuotere dei tamburi annuncia l’apertura di questo quadrangolare (ma perché poi se le Nazioni partecipanti sono cinque?) e carica di attesa l’uscita dei Karateki che spuntano, marciando, dietro i bimbi, tra lo sventolio della bandiere.
Applausi, saluti e discorsi che devono essere tradotti: cose grandi per Carnate, simpatico paese della Brianza con grandi tradizioni di fermenti sportivi. Come si può festeggiare questo anniversario se non dando ampia dimostrazione di che qualità abbiano raggiunto questi nostri atleti, se non mettendoli a confronto con le altre eccellenze Europee?
Quindi gara vera e tosta. E lo si capisce subito da come il Maestro Pino fibrilli e, ovviamente, con lui, le due Presidenti, il servizio d’ordine, le persone ai tavoli dei punteggi e fors’anche il Maestro Lusvardi. Calmissimi, come sempre, gli arbitri.
Qui, che si agita davvero è il pubblico: persone che, con l’andar del tempo, a furia di assistere ad allenamenti, stages, gare e quant’altro, hanno acquisito competenza. Però, con passione vera tifano affinché i nostri ben figurino. Se poi vincono sarà un sorriso consapevole e schivo, perché, nel Karate, il fine ultimo non è l’umiliazione dell’avversario, ma piuttosto il gioire della forza del primo.
Questo pubblico sa bene che non ci sono perdenti ma solo secondi, terzi, quarti …classificati.
Ecco, comincia la gara di Kata maschile. Mi distraggo per un attimo perché una presenza mi sfiora e, girando il capo, scorgo il Maestro Miura che sale svelto fino all’ultimo spalto. Ci si poteva aspettare altro? La sua discrezione è proverbiale.
I kiai mi riportano sul tatami e ancora una volta apprezzo la forza, la plasticità, la determinazione, la serietà, la leggerezza che questi atleti esprimono. Lo sforzo si intravede da quelle macchie di sudore che si allargano sui karategi e da quel respiro lungo che riporta alla posizione di riposo. Vince Dado: se lo merita!
Anche il pubblico tenta il relax e si sfogano tutti con generose fette di pizza, torta, panini e bibite che serve il Bar, minimalista nell’arredo ma non nella qualità.
Sulla destra le ragazze combattono i loro avversari immaginari con altrettanta maestria nulla avendo da invidiare ai colleghi maschi esprimendo anzi una grazia che più si evidenzia e che non si ci aspetterebbe.
Grande Italia, 1’ e 3’.
Poi il kata a squadre, che trovo particolarmente difficile. Non solo si deve essere bravi ma bisogna anche andare in sincrono. Non tradiscono i Fratelli Bandiera, troooppo bravi.
E il femminile? Phatos, c’è uno spareggio con la squadra slovena. Dai Italia: ok è fatta.
Finalmente il kumite. Lupo Zagaria sorveglia, incoraggia, consiglia così come gli altri coaches.
In pochi minuti si consuma un combattimento vero, uomo contro uomo. Il fine non è quello di abbattere l’avversario. La giusta tecnica vuole che il colpo, pungo o calcio che sia, arrivi a bersaglio senza colpire. E se si sbaglia? Pazienza, si perde il punto.
Chi vince? A mio parere tutti, per coraggio e per agilità.
Chi vince veramente? Il maestro Lusvardi che se li arbitra quasi tutti.
Finito tutto? Neanche per sogno. Ce ne andiamo al Sayonara Party dove:
- graziose camerierine quasi professionali servono i commensali con generosità
- tutti mangiamo bene (ottimo il risotto)
- qualcuno beve meglio
- il gruppo Omero ci tiene allegri
- all’attacco di YMCA il coach svizzero proprio non resiste, ritma la danza, seguito a ruota dai genitori fra cui spiccano Lucio e Massimo
- scorrono su schermo le foto della giornata, tributo di applausi ad un primo piano di Tania, interprete ufficiale.
- il Maestro Pino tenta di tirar fuori, a parole, ciò che dentro custodisce: la sua commozione
arriva laddove la dialettica non può.
- la Signora Miura esprime a nome del Maestro l’apprezzamento per lo svolgimento
della giornata
- ……..e….WE ARE THE CHAMPIONS, MY FRIENDS......a squarciagola, stonata ma felice; se non proprio del Mondo…….chissà…..al prossimo anniversario…
Oss
Giò
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